TUNISIA - Il capo del governo tunisino Hichem Mechichi ha dichiarato ieri davanti al parlamento che "fintanto che la stabilità politica non è garantita e che le istituzioni costituzionali non rispettano le attribuzioni dello Stato e le sue regole operative, non saremo in grado di uscire fuori dalla crisi”.
Intervenendo al parlamento durante la sessione plenaria dedicata al voto di fiducia a favore degli undici ministri proposto nell'ultimo rimpasto, Mechichi ha affermato che lo Stato soffre di una crisi strutturale che si è accentuata negli ultimi anni ostacolando gli sforzi per una riforma responsabile e aprendo la strada al populismo.
Al termine di una lunga seduta conclusa nella notte, il Parlamento tunisino ha votato ieri la fiducia agli undici nuovi ministri proposti dal premier Hichem Mechichi: i parlamentari erano chiamati a esprimere un voto per ciascuno dei ministri. Secondo quel che viene riportato dai media tunisini, il più votato è risultato Abellatif Missaoui (ministero degli Affari di Stato che ha raccolto 144 preferenze; a Youssef Fennira (Formazione professionale e impiego), il meno votato, sono andate 118 preferenze, sufficienti comunque a superare la prova.
Nel suo intervento Mechichi ha inoltre aggiunto di aver voluto il rimpasto per rendere più efficiente l'azione del governo. "La scena politica è stata segnata per dieci anni - ha aggiunto - da offerte politiche che hanno allargato il divario tra l'élite di governo e i tunisini causando in questi ultimi un sentimento di emarginazione e abbandono rispetto alle aspettative e richieste".
Le dichiarazioni di Mechichi sono giunte all’indomani di un teso vertice con il capo dello Stato Kais Saied che ha criticato il governo per le modalità con cui ha disposto il rimpasto ministeriale. Nel corso di un Consiglio di sicurezza tenuto al Palazzo presidenziale di Cartagine, Saied ha detto che il rimpasto deciso dal primo ministro Hichem Mechichi non ha rispettato le disposizioni della Costituzione, in particolare dell’articolo 92 che prevede che la revisione della struttura governativa intervenga dopo una deliberazione del Consiglio dei ministri.
Saied ha continuato le sue critiche a Mechichi, affermando di non aver gradito la decisione di quest’ultimo di rilevare l’interim del ministero degli Interni, di non aver gradito la presenza di personalità sulle quali pendono sospetti di corruzione e di conflitti di interesse e di non aver gradito l’assenza di donne tra le nomine.
Uno scontro istituzionale che ha dato vita oggi ad ampi dibattiti con l’opinione di diversi costituzionalisti rilanciati dalla stampa nazionale e riguardanti proprio le modalità del rimpasto.
La seduta parlamentare si è tenuta all’interno di un Parlamento presidiato dalle forze di sicurezza che hanno formato un cordone all’esterno per evitare l’accesso alla piazza del Bardo a una manifestazione di protesta convocata da una trentina di associazioni e organizzazioni tunisine. [MS]