RWANDA – Un accordo di collaborazione tra Confindustria Assafrica & Mediterraneo e la Federazione del settore privato del Rwanda, per instaurare un rapporto stabile e strutturato fra l’Italia e il Rwanda, in modo da favorire e supportare lo sviluppo di partnership, con un scambio reciproco di formazione, know how e, dove possibile, investimenti congiunti: la firma al protocollo è stata posta ieri durante una country presentation sul Rwanda, organizzata da Confindustria Assafrica & Mediterraneo in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia competente per il Rwanda ed il Consolato del Rwanda a Milano.
Pier Luigi d’Agata, direttore generale di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, spiega a InfoAfrica a margine dell’evento che l’accordo vuole essere un “punto di riferimento per le imprese italiane che vogliono investire in Rwanda”.
Una delle strade da percorrere, insomma, se si decide di sviluppare un business in quel Paese. Quali potrebbero essere i vantaggi?
“Il Rwanda è un paese ordinato e stabile, che può essere considerato anche come hub per i Paesi vicini – dice d’Agata – È importante considerarlo come base di partenza e non solo come punto d’arrivo, se si ha intenzione di avviare un business con tanti potenziali clienti”.
Il discorso cambia, invece, se si punta a investimenti regionali, come per esempio per lo sviluppo di software o per la costruzione di strade. In quel caso potrebbe essere anche il punto d’arrivo.
Che sia un Paese piccolo è fuori di dubbio, appena 11 milioni gli abitanti, ma è la nazione che sta crescendo di più fra quelle dell’Africa centrale. Resta però anche una di quelle meno conosciute, dice Enrico Lalia Morra, Console onorario della Repubblica del Rwanda a Milano.
“Il Rwanda è stata un po’ tenuto da parte dalla politica estera italiana – dice Lalia Morra – Ci siamo concentrati sulle nazioni africane che hanno dato soddisfazione per quanto riguarda l’ambito petrolifero”.
Eppure, aggiunge il console, “il suo sviluppo, le sue potenzialità, ma anche la sua modernità, non sono caratteristiche che hanno tutti i paesi africani e già offre la possibilità di business”.
Le sue dimensioni, che potrebbero essere considerate uno svantaggio per gli imprenditori che vogliono fare impresa in Africa, in realtà devono essere viste come un vantaggio.
“Forse è più facile in un Paese con 11 milioni di abitanti impiantare un’azienda o rischiare capitali, anche perché è un territorio sicuro”, spiega il console Lalia Morra.
In quali campi le aziende italiane potrebbero investire, attuando magari anche una cooperazione con altre imprese ruandesi?
“Dalle industrie conserviere alla trasformazione di alcuni prodotti, come i pomodori o i latticini”, per quanto riguarda il mondo del cibo. Ma, continua il console, anche l’ambito della trasformazione industriale è in evoluzione: “Hanno un pellame di ottima qualità, ma non ci sono ancora imprenditori italiani che hanno deciso di puntare su quel campo. E invece si potrebbe arrivare ad avere, se non il prodotto finito, almeno uno o due stadi di lavorazione di quel pellame. E poi ancora, “il settore idroelettrico”, perché è un Paese in crescita, che si sviluppa.
Resta il problema di come far conoscere quella realtà, che è all’avanguardia per le telecomunicazioni, da un punto di vista ecologico, innovatrice anche per quanto riguarda la distribuzione medica.
“Fino a un paio d’anni fa non c’era un’azione di promozione, che ora invece stiamo attuando – conclude il console – ma bisogna moltiplicare gli eventi per far conoscere il Rwanda, aumentando la promozione, possono aumentare i turisti e gli imprenditori che decidono di investire”. [MG]