AFRICA – Il livello di preparazione dei paesi africani rispetto al coronavirus è del 66%: questo dato è stato fornito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel corso di una riunione d’emergenza dell’Unione Africana tenuta sabato ad Addis Abeba dai ministri della Sanità dei 54 Paesi africani. Un dato che è venuto fuori da un’indagine condotta dagli esperti dell’Oms.
“L’Oms ritiene che vi siano lacune critiche nella preparazione dei Paesi in tutto il continente”, ha affermato Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’Oms per l’Africa. “Dobbiamo urgentemente dare priorità al rafforzamento delle capacità dei Paesi di indagare sulle situazioni d’allarme, trattare i pazienti in strutture di isolamento e migliorare la prevenzione e il controllo nelle strutture sanitarie e nelle comunità”.
Secondo Moeti, i governi devono investire nella preparazione alle emergenze. “Questo investimento è utile se si considera il costo di risposta alle epidemie, che per l’epidemia di Ebola del 2014 è stata stimata in quasi 3 miliardi di dollari”.
Nel corso degli anni, l’Oms ha sviluppato una rete nazionale di laboratori e strutture sanitarie dedicati al trattamento di influenza. I laboratori, che sono membri della rete, sono stati in grado di aumentare rapidamente la loro capacità diagnostica e le strutture sanitarie della rete stanno monitorando le infezioni respiratorie acute e le malattie simil-influenzali, per verificare eventuali casi di corona virus. Finora questo monitoraggio – riferisce in una nota l’Oms – non ha riscontrato alcun cluster sospetto o picco di casi simil-influenzali.
Al 20 febbraio 2020 (e a far data dal 22 gennaio), i Paesi africani – sempre secondo l’Oms – hanno segnalato che 210 persone sono state poste sotto osservazione: di questi, 204 casi sono stati già risolti con esito negativo e sei casi sono pendenti. L’Oms ha poi sottolineato come le iniziative avviate contro Ebola stanno servendo adesso a mettere a punto sistemi per fronteggiare l’eventuale insorgere di focolai di altre epidemie. [MS]