LIBIA – Il presidente del Consiglio Mario Draghi sarà oggi in Libia.
La Libia che lo accoglie è un Paese che, seppur a fatica, sta seguendo una road-map che dal cessate-il-fuoco tra le milizie dovrebbe gradualmente condurre alle elezioni politiche il 24 dicembre. Nelle scorse settimane è stato nominato un primo ministro riconosciuto in Tripolitania e Cirenaica. Per l’Italia tornano quindi ad aprirsi spiragli diplomatici, grazie all’apertura dell’ambasciata a Tripoli e del consolato a Bengasi; economici, con la ripresa delle attività industriali ed estrattive; di sicurezza, con una cooperazione sui migranti.
Proprio su questi tre dossier Draghi si soffermerà con il suo omologo libico Abdel Hamid Dbeibah nell’incontro che si terrà in mattinata a Tripoli e che sarà seguito da una dichiarazione congiunta. Nella missione di Draghi, accompagnato da Di Maio, c’è un pacchetto di investimenti sul quale Roma può puntare. “Riaprire al più presto a investitori e ditte italiane”, è la richiesta giunta da Dbeibah. Sullo sfondo c’è, oltre agli investimenti nelle infrastrutture, c’è il capitolo energetico, con la ripresa e il consolidamento delle attività di estrazione di petrolio e gas.
Infine c’è il dossier migranti. Con l’intesa in Ue sulla redistribuzione degli arrivi che latita da mesi, l’Italia potrebbe puntare a favorire lo stop ai flussi sin dal Fezzan, la regione desertica che occupa il Sud della Libia. Una regione dove, tradizionalmente, è la Francia ad esercitare la sua influenza diplomatica. [EC]